Nella maggioranza che sostiene il governo italiano circolano due posizioni – o proposte, o spunti per la discussione, o come altro li si voglia chiamare- che sono non soltanto sbagliate, ma anche pericolose, perché in grado di ostacolare la buona gestione della crisi in atto e il corretto cammino per uscirne.

1- La prima – “l’Italia non farà mai il ricorso al Mes”- è apertamente sostenuta dal M5S, fatta propria (obtorto collo?) dal presidente Conte (“l’Italia non ha bisogno del Mes. Il nostro strumento sono gli Eurobond”) e non contrastata dal Pd (Misiani: “del Mes ha solo più il nome… Diventa uno degli elementi della cassetta degli attrezzi. Prezioso. Anche se l’Italia non ha intenzione di farvi ricorso”). Vorrei provare a sostenere che se c’è un modo sicuro per costringere l’Italia, in un domani non troppo lontano, a chiedere l’intervento del Mes (quello vero, istituito nel 2012 e indissolubilmente connesso a Memorandum con condizionalità precise e pesanti), questo modo è dato dal rifiutare oggi il ricorso alle linee di credito del tutto “nuove” e sostanzialmente prive di condizionalità previste dall’accordo dell’Eurogruppo del 9 aprile scorso.

Proviamo a capire perché: le spese di cui stiamo parlando sono quelle direttamente o indirettamente legate all’intervento sanitario antivirus. Lo Stato italiano sta già spendendo molto. Ma molto di più spenderà nei prossimi giorni, mesi ed anni per rafforzare la capacità del sistema sanitario di sconfiggere questa pandemia e, soprattutto, farsi trovare pronto quando arriverà la prossima (che arriverà, anche se non sappiamo quando). A quanto ammonteranno queste spese aggiuntive? Difficile dirlo oggi, quando siamo ancora in piena emergenza. Ipotizziamo che si tratti-in tre anni- di tre punti di Pil. Un’enormità. L’accordo dell’Eurogruppo prevede di utilizzare il “vecchio” Mes per fare una cosa completamente “nuova”: concedere agli Stati membri, per finanziare immediatamente queste spese – che l’Italia comunque dovrà fare, a carico del proprio bilancio- prestiti a tassi iperagevolati e a lunga scadenza, per un ammontare pari, nel massimo, a due punti di Pil del Paese in questione. Quindi, ipotizzando di dover spendere tre punti di Pil in più per la sanità, potremo immediatamente “coprirne” due grazie alla nuova linea di credito erogata con risorse del Mes, che andrebbe a finanziarsi attraverso l’emissione di… Eurobond, garantiti dai Paesi europei (tutti i Paesi europei: classico caso di mutualizzazione del rischio).

Morale della favola: dobbiamo fare più debito per migliorare il servizio sanitario nazionale. Ma col nostro rapporto debito/Pil, non riusciremo mai -facendo “da soli”- a disporre, da subito, delle risorse necessarie. Possiamo invece farcela usando…gli Eurobond, emessi dal Mes per finanziare apposite linee di credito “sanitario” per gli Stati membri.
Si obietta che la condizionalità – che oggi si ammette assai debole o addirittura assente- potrebbe cambiare domani, a crisi superata. È un’ipotesi palesemente campata per aria, ma prendiamola in considerazione, per amore di discussione: come hanno scritto Altomonte e Pammolli, basterà -per scongiurarla- concordare al prossimo Consiglio del 23 aprile due condizioni: che l’erogazione avvenga in un’unica soluzione e che la valutazione della sostenibilità del debito riguardi lo stato dei conti pubblici di oggi. Sapendo che oggi la sostenibilità è elevatissima, perché l’Eurogruppo ha previsto esplicitamente che la linea di credito sia quella precauzionale esistente (Eccl). Esattamente la linea di credito a condizioni rafforzate che la Bce ha previsto come condizione per attivare l’Omt (Outright Monetary Transaction), l’ormai famoso “scudo” anti spread di Draghi.

Due punti di Pil da spendere per la sanità possiamo trovarli anche “da soli”? Ignoriamo per un attimo il fatto che questa destinazione di risorse nazionali sarebbe ovviamente alternativa ad altre -al sostegno delle imprese per la ripresa, ad esempio-, e facciamoci un’altra domanda: se abbiamo la possibilità di “segregare” nei conti di istituzioni comunitarie una quota del debito che comunque dobbiamo fare, quale potrà mai essere la ragione sensata per non farlo, tenendo tutto dentro il “nostro” rapporto debito/Pil?