«Dopo dieci anni di disastro amministrativo, Gaetano Manfredi è la persona giusta per rilanciare Napoli. La priorità? Formare una squadra, composta da eccellenze e da persone che abbiano la preparazione per affrontare i problemi per cui saranno chiamate. Vorrei un governo dei migliori per la mia città: persone funzionali a Napoli e che portino risultati concreti». Gianni Lettieri, imprenditore di fama internazionale, due volte candidato sindaco di Napoli con tre liste civiche appoggiate dal centrodestra, offre al Riformista la sua visione sul governo della città e sul caso Whirlpool, oggetto della discussione di ieri al Mise: «La soluzione che sta perseguendo il Governo, quella di affidare il sito di Via Argine a un consorzio di aziende, mi sembra l’unica strada percorribile».

Presidente, Manfredi è il nuovo sindaco di Napoli. Lei si è detto contento del risultato. Perché? Non trova strano che uno come lei, candidato a sindaco con l’appoggio del centrodestra, si dichiari contento del successo del centrosinistra?
«Faccio una premessa necessaria. Mi sono candidato esclusivamente per risolvere i problemi della mia città, non per fare politica, a prescindere dall’ideologia. Manfredi è persona seria e competente che può formare una giunta capace di accantonare definitivamente il decennio disastroso di de Magistris. La città ne esce distrutta dai trasporti alle periferie, dalla mobilità alle strade, non ci sono cento metri di territorio degni di una città europea, fino alla questione dei giovani. Sono contento che tutto questo si potrà affrontare e risolvere con un nuovo sindaco e con una nuova squadra».

Maresca, Bassolino e Clemente, incassata la sconfitta, hanno annunciato che resteranno in Consiglio Comunale per fare opposizione: saranno all’altezza?
«Bassolino e Maresca saranno sicuramente all’altezza del compito. La terza l’abbiamo già vista all’opera al fianco di de Magistris e fa parte di ocloro che hanno distrutto la città. È corretto, comunque, che restino in Consiglio: per la democrazia è bene che ci sia un’opposizione».

Che idea si è fatto del laboratorio Pd-5 Stelle?
«È senz’altro un fatto positivo anche se sono d’accordo con il presidente Vincenzo De Luca: l’accordo è stato ininfluente ai fini del risultato che ha conseguito Manfredi».

Quali sono i primissimi provvedimenti che Manfredi dovrebbe adottare?
«Manfredi conosce bene quali siano i provvedimenti più importanti, ma quello più urgente è sicuramente la formazione della squadra, composta da eccellenze e da persone che abbiano la preparazione per affrontare i problemi per cui saranno chiamate. Vorrei un governo dei migliori per Napoli. In più aggiungo che questi profili, chiunque essi siano, dovranno essere valutati sul lavoro che svolgeranno: se risolveranno i problemi, se daranno risposte ai cittadini, bene; altrimenti andranno cambiati. E, ripeto, la valutazione deve avvenire sulla base del risultato, non sull’idea che devono servire al sindaco, come è accaduto in questi dieci anni».

Da imprenditore, cosa ritiene necessario per una città economicamente attrattiva?
«Deve snellire le procedure, abbattere la burocrazia, digitalizzare l’amministrazione, intervenire sul piano regolatore e fare in modo che esso non sia una camicia di forza per la città ma uno strumento di indirizzo da adeguare alle nuove esigenze del territorio. Basta vedere quello che stanno facendo a Milano, in pieno centro, con il recupero, la riqualificazione e la trasformazione dell’uso di edifici, anche storici. Molti imprenditori hanno abbandonato l’idea di investire a Napoli. Abbiamo perso grandi opportunità. La nostra città può diventare attrattiva, ci sono miliardi di dollari nei fondi sovrani in tanti Paesi che cercano occasioni di investimenti».

Che cosa pensa del caso Whirlpool? Crede nel consorzio chiamato a reindustrializzare il sito?
«Quando accadono queste cose nelle multinazionali con più stabilimenti bisogna sempre chiedersi perché succedono. Se un impianto funziona ed è efficiente, nessun imprenditore ha interesse a chiuderlo. Oggi la competizione non avviene più tra aziende ma fra territori. Quindi la prima cosa è fare in modo che il nostro sia competitivo. Infrastrutture, trasporti, energia, scuole, formazione, responsabilità nei rapporti sindacali, per citarne alcuni, sono argomenti che aiutano un’azienda a rimanere competitiva o comunque favoriscono una multinazionale a scegliere il territorio dove investire. La soluzione che sta perseguendo il Mise mi sembra l’unica strada percorribile».

Manfredi guiderà Palazzo San Giacomo per i prossimi cinque anni, ma sarà anche commissario di Bagnoli: è una strategia che condivide?
«Sono assolutamente d’accordo, il sindaco deve essere il commissario di Bagnoli. Lo prevedeva anche la mia legge per Napoli. La vicenda di Bagnoli è lo specchio del fallimento della nostra città, come anche Napoli Est che non è mai stata riqualificata e valorizzata. Bagnoli adesso deve diventare un esempio mondiale di rinascita».

Ha qualche idea o suggerimento da dare all’amministrazione entrante per il futuro di Napoli?
«Il futuro sono i nostri giovani e li stiamo perdendo. Si sta verificando una desertificazione spaventosa, i più bravi vanno via. Bisogna creare i presupposti per trattenerli o farli tornare. È bene che vadano fuori per fare esperienza, ma non perché costretti dalla mancanza di opportunità. Occorre lavorare con le università per incentivare gli spin off, devono diventare fucina per la nascita di nuove attività come avviene negli Usa, avviare i giovani all’intraprendenza, sollecitare i fondi di venture capital a investire. Queste sono cose che Manfredi conosce bene e che può fare».

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Giornalista napoletana, classe 1992. Affascinata dal potere delle parole ha deciso, non senza incidenti di percorso, che sarebbero diventate il suo lavoro. Segue con interesse i cambiamenti della città e i suoi protagonisti.