L’ossessione per il giudice Cosimo Ferri, storico leader di Magistratura indipendente, la corrente di ‘destra’ delle toghe, e ora deputato di Italia viva, deve aver giocato un brutto scherzo a Repubblica. In un lungo articolo pubblicato ieri sul quotidiano di largo Fochetti si attribuisce, infatti, la nascita della “grande forza” dell’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati Luca Palamara e dello stesso Ferri all’abbassamento, avvenuto nel 2014, dell’età pensionabile delle toghe.

Abbassamento voluto dal governo Renzi che, avendo causato la repentina “decapitazione” della maggior parte degli uffici giudiziari italiani, avrebbe consentito ai due magistrati di ridisegnare, tramite le nomine del Consiglio superiore della magistratura, gli assetti di potere all’interno delle Procure e dei Tribunali. Nell’articolo si fa anche riferimento, in maniera erronea, ad uno “slittamento” della riforma sull’età pensionabile che avrebbe comunque consentito agli over 70 di rimanere in servizio fino al 2016. Il governo Renzi, per essere precisi, approvò solo una deroga per i capi degli uffici in Cassazione, ad iniziare dal primo presidente. Tutti gli altri magistrati furono costretti ad andare in pensione al compimento del settantesimo anno di età.

Fatta questa precisazione, vale la pena ricordare che la corrente di Ferri, nella scorsa consiliatura del Csm, quindi fino al mese di settembre del 2018, aveva a Palazzo dei Marescialli solo tre consiglieri. Area, il gruppo di sinistra, ne aveva sette. E Unicost, la corrente di centro, ne aveva cinque, fra cui Palamara. Se la matematica non è un’opinione, la maggioranza – schiacciante – era data dall’alleanza fra i consiglieri di Unicost ed Area. I quali, appunto, nominarono propri esponenti in quasi tutti gli uffici giudiziari più importanti del Paese. Altro che “grande forza” di Ferri.
L’articolo, poi, tira fuori ancora una volta la vicenda della candidatura di Marcello Viola, attuale procuratore generale di Firenze, alla Procura di Roma. Il tema viene attualizzato raccontando di un appunto dell’avvocato renziano Duilio Bianchi, “colloquio con Lotti (Luca, ndr), proviamo Viola a Roma e amico a Roma”, e con la testimonianza del solito Piero Amara. Quest’ultimo, in particolare, avrebbe detto a Lotti di far nominare a Firenze “uno che la domenica ti lava la macchina al parcheggio”.

A Repubblica, dopo oltre due anni dai fatti, non hanno ancora “metabolizzato” che Viola venne danneggiato da quanto emerso durante il dopo cena all’hotel Champagne: pur essendo risultato del tutto estraneo a quanto accaduto quella sera, come acclarato dai giudici del Consiglio di Stato, il Csm decise di azzerare la scelta fatta in precedenza nei suoi confronti in Commissione per gli incarichi direttivi, preferendogli Michele Prestipino, magistrato senza titoli. E la celebre frase attribuita a Lotti, “si vira su Viola“, che tanto aveva scandalizzato, non venne mai pronunciata.