La formazione è uno dei talloni d’Achille che le nostre aziende stanno fronteggiando in questi anni e che non dipende solo dal momento storico che stiamo vivendo. Nel decreto di agosto dl 104/2020, diventato operativo il 21 settembre tramite la firma del decreto, è riconosciuto per il 2021 la possibilità, finora consentita per il solo 2020 per i contratti collettivi di lavoro di secondo livello, di stipulare apposite intese per la rimodulazione dell’orario di lavoro. In questo modo ci si potrà organizzare in base alle mutate esigenze organizzative e produttive dell’impresa, parte dell’orario viene quindi finalizzato a percorsi di formazione, disponendo che la suddetta rimodulazione possa essere realizzata anche per favorire percorsi di ricollocazione dei lavoratori e lavoratrici.

Di conseguenza è stato incrementato di 500 milioni di euro la dotazione del fondo nuove competenze istituito in Alpal, per le politiche attive del lavoro per coprire gli oneri di questi percorsi di formazione. L’attivazione delle risorse è subordinata alla sottoscrizione, entro il 31 dicembre, di specifiche intese tra le Parti che prevedano la realizzazione di progetti formativi, il numero dei lavoratori coinvolti nell’intervento e il numero di ore dell’orario di lavoro da destinare a percorsi per lo sviluppo delle competenze nonché, nei casi di erogazione della formazione da parte dell’impresa, la dimostrazione del possesso dei requisiti tecnici, fisici e professionali di capacità formativa per lo svolgimento del progetto stesso. Il decreto interministeriale appena varato, prevede in 250 ore il limite massimo delle ore da destinare allo sviluppo delle competenze per lavoratore.

Anpal valuterà le richieste in collaborazione con le Regioni interessate che terranno conto della contestuale programmazione dei propri progetti di formazione continua. Sulla base del numero di domande accolte verrà stabilito l’importo massimo riconoscibile al datore di lavoro, distinto tra il costo delle ore di formazione e i relativi contributi previdenziali e assistenziali. C’è da sottolineare che alla realizzazione degli interventi possono partecipare i Programmi Operativi Nazionali e Regionali di Fondo Sociale Europeo, i Fondi Paritetici Interprofessionali, costituiti ai sensi dell’articolo 118 della legge 23 dicembre 2000, n. 388 nonché, per le specifiche finalità, il Fondo per la formazione e il sostegno al reddito dei lavoratori di cui all’articolo 12 del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276.

In buona sostanza si tratta di una pioggia di risorse che andranno tutte sotto la voce formazione e dovranno essere selezionate su progetti ben distinti da Anpal, in modo da non rischiare di portare lo stesso progetto su più tavoli e fonti di finanziamento presentate da vari enti. Contemporaneamente sempre nel decreto agosto la Ministra Bonetti ha stanziato 3 milioni per un bonus casalinghe motivandolo che serve per la loro formazione ma evidentemente anacronistico sia nelle motivazioni che nella cifra, in pratica si dice alle donne di starsene a casa a fare corsi di formazione per un eventuale futuro lavorativo. Sappiamo bene che nel nostro Paese le donne non entrano nel mondo del lavoro non per assenza di titoli e competenze ma perché manca un welfare per conciliare vita-lavoro e una strategia di sistema di sostegno alla maternità. Quello che serve alle mamme lavoratrici sono congedi parentali coperti all’80%, asili nido gratuiti e a lungo orario, servizi per l’infanzia, incentivi per la maternità.

In buona sostanza la pioggia di risorse che arriva su Anpal, ancora in difficoltà sia con le Regioni sia con i centri per l’impiego, sia con i finanziamenti per garanzia giovani e gli orientamenti in arrivo dalla UE linee guida del Recovery Fund, metteranno a dura prova il sistema formazione già indebolito, a meno che non subentri un rigoroso cambio di passo che scelga alcune vere priorità che servono per lo sviluppo del mercato del lavoro e per scommettere sulla qualità umana delle persone come condizione per potere entrare nel futuro.