Un pasticcio internazionale
Il disastro di Stati Uniti e Polonia sui jet da consegnare all’Ucraina: dal ruolo della Nato ai rischi di ritorsioni russe
Un pasticcio da cui non si vede una via d’uscita facile. Lo stallo che si è venuto a creare tra Stati Uniti, Polonia e Nato sulla possibile consegna di caccia militari all’Ucraina per fronteggiare l’invasione russa è un esempio perfetto della risposta ambigua dell’occidente di fronte alle mire espansionistiche di Vladimir Putin sulla vicina Kiev.
La discussione tra Varsavia e Washington su se e come consegnare al governo di Volodymyr Zelensky è in corso da giorni. Kiev sin dall’inizio della “operazione speciale” russa, come Putin ha definito l’invasione delle sue forze armate, ha chiesto un intervento militare forte da parte della Nato, di cui il suo Paese non fa parte: la risposta da parte dell’Alleanza atlantica è sempre stata negativa, negando per esempio la possibilità di una no-fly zone che di fatto farebbe entrare la Nato in guerra con Mosca. Ma sempre i paesi del blocco Nato dall’altra parte hanno iniziato a rifornire Kiev di armi e tecnologie militari per rispondere all’avanzata dell’esercito di Putin.
Lo step ulteriore, pericoloso però a livello diplomatico, sarebbe la fornitura all’Ucraina di caccia militari. Uno dei pochi Paesi della Nato che potrebbe fornire all’Ucraina caccia da guerra è la Polonia. Il governo di Varsavia è in possesso di MiG-29, vecchi aerei di fabbricazione sovietica che sono in dotazione all’aviazione di Kiev. In questo modo i piloti ucraini non avrebbero bisogno di addestramento.
Il problema tra Varsavia e Washington, e di rimando alla Nato, è come fornire i jet al governo di Zelensky. L’amministrazione Biden, così come l’Alleanza atlantica, ha da giorni chiarito di non voler entrare nel conflitto in corso per non alzare ancora le ostilità con la Russia; dall’altra parte anche il governo polacco è stato ‘avvertito’ dal Cremlino, col portavoce Dmitri Peskov che ha descritto come indesiderabile e “potenzialmente pericoloso” lo scenario del possibile uso di campi d’aviazione in altri paesi per sostenere l’Ucraina.
Un riferimento alla decisione polacca, che ha provocato non pochi malumori, di rendere nota martedì sera una proposta di fornire caccia di guerra all’Ucraina tramite la base militare americana di Ramstein, nel sud-ovest della Germania, da dove poi saranno messi “a disposizione del governo degli Stati Uniti”.
Una proposta rispedita al mittente da Washington: “Continueremo le consultazioni con la Polonia e con i nostri altri alleati della NATO su questa questione e sulle difficili sfide logistiche che presenta, ma non credo che la proposta della Polonia sia praticabile», ha detto il portavoce del dipartimento della Difesa John Kirby. Di fronte al ‘no’ americano il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki ha quindi sottolineato che “spetta a tutti i Paesi della Nato qualsiasi decisione sulla fornitura di aerei militari all’Ucraina”.
L’alternativa ci sarebbe: anche Bulgaria e Slovacchia dispongono di MiG adatti ai piloti ucraini, ma nessuno dei due Paesi si è detto disponibile a fornirli all’aviazione di Kiev.
Una soluzione al pasticcio diplomatico sui jet potrebbe arrivare con l’incontro previsto domani, giovedì 10 marzo, tra la vice presidente statunitense Kamala Harris e Andrzej Duda e Mateusz Morawicki, presidente e primo ministro della Polonia. I tre si vedranno a Varsavia e nell’elenco dei temi da trattare ci sarà anche quello dei caccia.
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