Nessuno vuole assistere allo scoppio di una terza guerra mondiale. Si è espresso così, secondo dichiarazioni riportate dalla Tass, il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Wang Wenbin. “Tutte le parti – ha detto – dovrebbero sostenere il dialogo e i negoziati per evitare un’escalation del conflitto, evitare che l’Europa e il mondo paghino un prezzo maggiore”. La dichiarazione arriva dopo che il ministro degli esteri russo Lavrov aveva ieri sera evocato la possibilità di un allargamento del conflitto parlando esplicitamente di terza guerra mondiale. Dopo l’uscita di Londra sulla legittimità di un eventuale attacco ucraino su territorio russo, Mosca ha replicato così: “Se la logica è questa, noi possiamo colpire Paesi della Nato”.

Nuove esplosioni nella regione separatista moldava della Transnistria hanno ieri ricordato a tutti le oscure previsioni del generale russo che la settimana scorsa aveva detto che Mosca non ha nessuna intenzione di fermarsi nell’avanzata finché oltre al Donbass non si sarà presa tutto il sud dell’Ucraina, incluse non solo Mariupol ma anche Odessa e il suo prezioso porto sul Mar nero fino alla russofona Transnistria. Il Consiglio di sicurezza della regione separatista della Transnistria in Moldova ha denunciato un «attacco terroristico» contro un’unità militare vicino alla città di Tiraspol, riferisce il Guardian. Secondo Reuters, il ministero ha affermato che si tratta di uno dei tre attacchi di questo tipo nella regione, dopo che le esplosioni hanno colpito il quartier generale della sicurezza dello stato e danneggiato le vecchie antenne radio dell’era sovietica. Il territorio, con una popolazione di circa 500.000 abitanti, è fortemente dipendente dalla Russia, che fornisce gas gratuito e ha già lì schierate truppe.

Sul fronte diplomatico, a parte il canale Onu tenuto aperto personalmente dal segretario Guterres che ha chiesto un cessate il fuoco, la notizia di ieri è stata la telefonata tra Putin e il presidente turco Erdogan che sta tentando di mantenere in piedi il tavolo messo su a Istanbul. In serata Putin ha fatto sapere, dopo l’incontro col segretario dell’Onu Guterres, che i colloqui con gli ucraini vanno avanti, e che lui spera in una soluzione, ma senza un accordo sulla Crimea e sul Donbass non è possibile la pace.
Nonostante i bombardamenti a tappeto di venerdì abbiano danneggiato i principali snodi ferroviari dell’Ucraina centrooccidentale ieri si è tentata l’evacuazione in treno di civili da Kiev, da Odessa e da Leopoli. I soldati ucraini rimasti bloccati nell’acciaieria Azovstal di Mariupol hanno chiesto di essere evacuati in Turchia invece che nelle zone dell’Ucraina sotto il controllo di Kiev. Lo avrebbe detto ieri uno dei leader dell’autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk. L’Onu ha aggiornato ieri le sue previsioni sui rifugiati ucraini. Ne prevede almeno otto milioni.