La sostituzione dell’avvocato Conte con Mario Draghi non è solo il prodotto di una azione talentosa di Matteo Renzi, al quale si deve riconoscere, naturalmente, il grande merito dell’iniziativa. Ciò che sta avvenendo, e non solo in Italia, è, in parte, il prodotto di un mutamento culturale prima che politico cui stiamo assistendo senza forse ancora prenderne piena coscienza: si tratta dell’inizio, problematico ma solido, di una ripresa delle democrazie rappresentative e costituzionali contro sovranismi e populismi che hanno tenuto la scena nell’ultimo decennio.

Esempi, già clamorosi, la sconfitta di Trump e il mutamento di scena in Europa, fatti che possono avviare qualcosa di essenziale per condurre in una certa direzione la struttura del mondo. Tutto si tiene, e perfino Conte può diventare esempio di un evento importante, che è quanto dire. All’origine ci sono, certo, gli effetti della pandemia, ma l’eterogenesi dei fini è idea che dall’antichità ha rappresentato scenari della storia umana. Si combatte il virus scoprendo i vaccini, e l’effetto imprevisto è quello di un genere diverso di vaccino.

Europa, dunque, parliamo di essa, della sua risposta al nemico invisibile. Il riconoscimento della necessità di un debito comune, fonte del Recovery fund, può implicare la reinterpretazione, non solo economica, della dimensione sovranazionale, e la penetrazione di un elemento di democrazia nella sua fisionomia, compreso nell’atto stesso di quel riconoscimento. Che c’entra la democrazia? E perché condurre il discorso in questa direzione? La ragione sta anzitutto nel fatto che il successo di sovranismi e populismi cui abbiamo assistito, nel caso specifico dell’Europa, era dovuto anche alla profonda difficoltà di connettere e mettere in relazioni virtuose dimensione sovranazionale e dimensione nazionale, onde la rivendicazione di sovranità e la critica delle élites tecnocratiche che dall’alto contribuivano, si diceva, a distruggere gli assetti sociali delle nazioni, e c’era perfino qualche aspetto di verità in questa diagnosi.

L’accettazione del debito comune fa saltare questa rappresentazione, e ne apre un’altra che spinge la dimensione sovranazionale proprio all’interno della crisi drammatica degli assetti sociali in epoca di pandemia. Con l’azione europea, incomincia a andare nel dimenticatoio la vecchia immagine che non sarà facile far tornare in campo, e si apre uno scenario possibile di integrazione, nel quale entra di prepotenza l’effetto di un’interconnessione economica carica di prospettive politiche. Ciò non significa che va nell’archivio della storia la crisi delle democrazie rappresentative, complicata e ricca di problemi che si sono accumulati in Occidente; siamo solo agli inizi di un possibile mutamento di scenario che, tuttavia, a me pare carico di implicazioni culturali e politiche.

Veniamo ora ai fatti di casa nostra. Conte è stato il prodotto più schietto del populismo italiano, e, tanto per mantenere aperta la polemica, il Pd in stato comatoso non se ne è nemmeno accorto: il banchetto, presieduto da Conte davanti Montecitorio, è stato un esilarante spettacolo finale. Draghi, che non per caso ha già contribuito a salvare l’Europa, costituisce la prima reazione allo stato di cose che ha dominato nell’Italia di questi anni. Non è nato solo dall’emergenza istituzionale (che pure ha giocato il suo ruolo essenziale) ma dalla consapevolezza che populismo e sovranismo facevano acqua da tutte le parti, incapaci di qualunque decisione nella tragedia mondiale e italiana, e in caduta libera, anche ideologica, soprattutto dopo la sconfitta di Trump, loro riconosciuto alfiere oltre-oceano. Quanti visibili rimpianti per la sua sconfitta, da Conte a Salvini!

L’azione di Draghi può iniziare a liberare l’Italia da questo stato di cose; populisti e sovranisti avevano fatto passi da gigante in Italia, sia stando insieme al governo sia dividendosi nel 2019. Oggi saranno nel governo rinunciando ai loro stereotipi, mutando pelle come sta provando a fare Salvini e come cercano di fare, nella comica della piattaforma Rousseau, gli affabulanti 5 Stelle.

Per riprendere il discorso iniziale, la comparsa di una democrazia sovranazionale in Europa potrebbe esser la fonte di una cultura politica; essa dovrà trovare i suoi interpreti, rimescolando le carte e i protagonisti al tavolo di gioco. Si tratta insomma di un primo passo carico di incertezza e di problemi italiani e mondiali, con progressi e possibili regressioni; ma già si intravede un’altra scena che per il momento non ha ancora gli interpreti adeguati. Ma, si sa, la storia vede e provvede, come la provvidenza.