Regioni in ordine sparso: che disastro!
Contro i furbetti dei vaccini il governo dei migliori scontenti gli egoriferiti governatori e cambi passo
Qualcuno prova a dirlo fin dall’inizio della pandemia, quando il problema erano le difformi azioni intraprese dalle diverse regioni con i rispettivi presidenti nel ruolo di sceriffi per racimolare un po’ di facile consenso, e oggi alla luce di una campagna vaccinale che di nazionale ha solo il nome e che vede le regioni andare in ordine sparso forse sarebbe il caso di scriverlo con ancora più forza perché c’è un modo, stabilito dalla Costituzione e dalle leggi, per cambiare passo per davvero: smetterla di dipendere dalle capacità organizzative delle regioni e avocare allo Stato tutte le competenze della campagna vaccinale.
È vero, la riforma del Titolo V ha demandato alle regioni la gestione della sanità sotto il controllo dello Stato centrale ma una campagna vaccinale di queste proporzioni e di questa urgenza rientra nelle competenze dello Stato perché attiene alla dimensione collettiva della salute (come dice l’articolo 32 della Costituzione) e perché rientra in un piano di profilassi internazionale (art. 117, c. 2, lett. q, Costituzione). Anche la legge di bilancio nel comma 458 del suo articolo I prevede il potere del Commissario straordinario di sostituirsi alle regioni «in caso di mancata attuazione del piano o di ritardo».
Ad oggi siamo fermi al Piano strategico per la vaccinazione anti-SARS-CoV-2 elaborato lo scorso 12 dicembre dal ministero della Salute e attuato con decreto ufficiale dello scorso 2 gennaio poi aggiornato l’8 febbraio. In quel piano risulta che il compito dello Stato sia limitato alla definizione delle «procedure, gli standard operativi e il layout degli spazi per l’accettazione, la somministrazione e la sorveglianza degli eventuali effetti a breve termine». Troppo poco per avere davvero la capacità di coordinare un’operazione di queste dimensioni e per attivare il controllo «per garantire (come si legge nel Piano) l’implementazione dei piani regionali di vaccinazione e il loro raccordo con il Piano Nazionale di Vaccinazione».
Nella dicitura nazionale degli “altri servizi essenziali”, ad esempio, ogni Regione ha deciso di andare per conto proprio includendo chi gli insegnanti, chi i magistrati, chi gli avvocati e favorendo inevitabilmente l’intrufolarsi dei furbetti dei vaccini: per questo Figliuolo si è ritrovato a dover definire con più precisione le “categorie estremamente fragili” eliminando gli “altri servizi essenziali” per provare a fare un po’ di ordine. Allora se questo è il Governo dei migliori, o comunque dei più coraggiosi, si prenda la briga di rischiare di scontentare i presidenti di Regione più egoriferiti e i partiti (che tra l’altro sono quasi tutti al comodo in maggioranza) e cambi passo per davvero con gli strumenti giuridici a disposizione. Altrimenti la sensazione è il solito decisionismo annacquato che non funziona contro il virus.
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