La sera di Sant’Ambrogio, patrono di Milano. Il silenzio di Piazza della Scala chiusa al traffico, senza gente e puntellata soltanto di forze dell’ordine e giornalisti, funge da rimando visivo e sonoro di recenti e inquietanti immagini di lotta al virus. 

Ma non è più questo il motivo del deserto, in questo meraviglioso angolo del centro città. Si torna invece alla tradizione, dopo la straniante “primetta” (con tutto il rispetto, ma altrettanta voglia di dimenticarla) a porte chiuse dello scorso anno. Al Teatro c’è il Macbeth, di Verdi che incontra Shakespeare. Comunque sia andato lo spettacolo (bene, forse non benissimo. Per le analisi minute e i dettagli occorrerà più tempo), qui si fa la Storia. E non soltanto dello Spettacolo. Perché la Scala non si è mai limitata a quello.

Con efficace e un po’ enfatica sintesi, da queste parti due decenni fa andava in scena (altro Verdi incontra Shakespeare: Otello) la cosiddetta “Prima dell’addio”. Che era soltanto un arrivederci, a presto. Il Teatro chiudeva per restauro. Toccava spostarsi per un po’ agli Arcimboldi, “la seconda Scala”. 

Le cronache e i manuali, non solo di Spettacolo, ricorderanno sempre questa inaugurazione scaligera del 7 dicembre 2021 come la “Prima della Rinascita”. E speriamo che l’enfasi, stavolta sia più motivata.

Se appena fuori dal Piermarini, il silenzioso deserto ha avuto campo libero per quattro ore, dentro c’era il mondo. Istituzioni, jet set, appassionati, notabili. Chi vuole farsi notare. Qualcuno si chiede che fine abbia fatto la onnipresente Valeria Marini. Significa che non si cura del Grande Fratello Vip, perché la showgirl al momento sta di casa nella “casa”. 

L’eleganza maschile è soprattutto in smoking. Azzardi ce ne sono pochi. Persino il rocker Manuel Agnelli, all’Opera veste classico. E forse, oltre al Macbeth, pensa agli imminenti impegni della finalissima di X Factor e dell’uscita in sala di Diabolik dei fratelli Manetti, che porta le sue musiche. Il collega Cesare Cremonini abbraccia Roberto Bolle, che si concede a tante foto e selfie. L’etoile è sempre sorridente. Lo si capisce dagli occhi, anche sotto la mascherina di ordinanza.

Cordialissimo il ministro Patrizio Bianchi. Sulle sue il procuratore, neo pensionato Francesco Greco. L’ex premier Mario Monti mette sempre un po’ di soggezione. Placido Domingo sembra sereno, alla Scala si sente in famiglia. 

Sul versante femminile. Sfoggio di colori, ma non troppo. Il tatuaggio però è sdoganato, fa capolino nelle mise di tante. Come per la modella e influencer Wafa, in rosso e tra le meglio vestite. Azzarda, e convince, Evelina Christillin in rosa brillantinato. Disquisisce di quanto l’amico Mario (Martone) abbia fatto un figurone, agendo di sobrietà e in sottrazione per inaugurare la stagione del San Carlo di Napoli (anche per lui Verdi shakespeariano. Un Otello che ragiona sui femminicidi).

Davide Livermore, regista di Macbeth, in senso opposto si compiace dell’accumulo. Una cospicua parte di pubblico non gradisce. Per lui, quando avanza in proscenio a fine serata c’è non poco dissenso. Appalusoni invece per Anna Netrebko (Lady Macbeth, di gran voce e presenza scenica) e Luca Salsi (il protagonista del titolo, molto efficace). Il direttore Riccardo Chailly è perenne garanzia di vertici musicali. 

E prima che la piazza si rianimi, al freddo ma riscaldata dalle luci di Natale appena accese, si sente la frase a effetto di uno spettatore, rivolta al Presidente Sergio Mattarella. Per il capo dello Stato invoca “un bis” al Quirinale.

Il Presidente non risponde. Ma si gode i soliti consensi. E applausi più di ogni altro.