Morale, i detenuti sono impossibilitati ad avere contatti con i familiari, o perlomeno così capiscono, e scoppia la rivolta nelle carceri. Muoiono tredici detenuti e il ministro di Giustizia che si affaccia su fb il 9 marzo fa la faccia dura, ringrazia mezzo mondo ma neppure cita i morti. Un silenzio gravissimo, che per la verità lo vede in buona compagnia, visto che affratella tutta la classe politica e i media che riportano appena la cosa senza chiedere spiegazioni. Nel decreto che pubblica, visto che c’è, scrive che i colloqui sono sospesi anche con le altre persone «cui hanno diritto i condannati, gli internati e gli imputati secondo l’articolo 18 dell’ordinamento penitenziario».

Cioè, a leggere la stessa norma, i difensori. Vai a capire se era questa l’intenzione ma quando è troppo è troppo, e quindi, dopo le prime incertezze e il conseguente caos, alla fine ogni direttore fa a modo suo: dapprima in alcune carceri gli avvocati entrano in altri no, poi entrano tutti. Del resto tutti capiscono che l’8 marzo per la giustizia si legge 8 settembre. Qualcuno si organizza per i fatti suoi perché comprende che del potere politico l’unica cosa certa è l’incompetenza. Il presidente della corte di Appello di Milano prende carta e penna e sospende i termini dal 2 al 31 marzo.

Dal canto loro 26 Procuratori generali chiedono di mandare a casa il personale che, pur di fronte a una attività ridotta, è comunque costretto a recarsi presso gli uffici giudiziari, cosa che non è stata regolata fin qui da chi avrebbe dovuto farlo. Basta, si potrebbe continuare, andando a ritroso, con qualche altra dimostrazione di inadeguatezza, o di dilettantismo, ma non serve la cronaca è sufficiente la storia.

Dicono tutti che stiamo in guerra e abbonda la retorica patriottarda (pure troppo quando porta a non considerare che questa voglia di uomini soli al comando e di spontanea pulsione all’abbandono dei diritti democratici deve pur essere moderata altrimenti ci abitua per via sanitaria a qualcosa che assomiglia troppo a uno Stato autoritario, ma questo è un altro discorso..) dunque, visto che dobbiamo stare a casa e abbiamo tempo, apriamo i libri di storia alla voce Caporetto. Allora, per vincere la guerra, ed era una guerra vera, hanno sostituito il comandante.