Lungo la strada che lo porta alla Casa Bianca, Mario Draghi porta con sé una vecchia conoscenza della politica estera italiana: il doppio binario. Andreotti ne fu il teorico e anche il maestro. In questo caso, però, non vuol dire stare di qua e di là in nome di una opportunistica equidistanza che ha segnato i decenni della Dc al potere. Doppio binario, oggi, vuol dire che il premier italiano e alla guida di uno dei paesi fondatori della Ue, andrà a Washington per portare avanti, con uguale intensità, i due obiettivi su cui da sempre ha lavorato l’Unione Europea in ciascuno dei 74 giorni di conflitto.

Il primo: continuare a sostenere la resistenza ucraina con le armi, con una vasta azione umanitaria di cui però i pacifisti nostrani sembrano aver perso le tracce e con la sanzioni commerciali. Il secondo: prima costringere Putin ad un cessate il fuoco; dopodiché convincerlo che la trattativa per la pace passa da uno scambio e non dalla resa di una parte sola. Questa è la posizione dell’Europa con cui Washington deve fare i conti. Questo è anche il sentimento in Italia con cui deve fare i conti Mario Draghi. Il buon viaggio di Salvini ieri è stato: “Draghi negli Stati Uniti porta la voglia di pace degli italiani e non nuove armi”. Giuseppe Conte martella ormai da settimane sulle spese militari e sull’invio di armi. E’ contrario a tutto pur avendo il “suo” partito votato tutti i provvedimenti passati dall’aula. In una riedizione dell’asse populista giallo-verde, i due leader hanno intravisto la possibilità di raccogliere facile consenso. E lo stanno facendo.

La più silente sul tema è Giorgia Meloni che si trova nell’impossibilità di cavalcare il “pacifismo” e il sentimento anti Nato e anti Ue della destra perché i fondatori dei conservatori europei, di cui è presidente, sono i polacchi che più di tutti vorrebbero vedere la fine politica di Putin. Nell’eterna campagna elettorale italiana , questo – soprattutto se le guerra dovesse durare a lungo – è un piccolo handicap per la leader della destra italiana. Inizia a dover fare i conti con qualche mal di pancia interno anche il segretario del Pd Enrico Letta che fin dalle prime ore ha posizionato il Nazareno senza se e senza ma tra gli atlantisti, in linea con l’Unione europea, in favore dell’Ucraina e del governo di Zelensky. Ma 74 giorni di guerra stanno fiaccando le certezze della base del Pd strattonata dai pacifisti a oltranza. Quanto meno impongono alcune domande. E anche il segretario dem è costretto a correggere un po’ il tiro. Come ha fatto ieri in un’intervista in cui ha rivendicato il ruolo di una mediazione europea. “L’Ucraina è Europa – ha detto Letta – tocca a noi costringere il Cremlino alla pace”.

La visita ufficiale di Draghi a Washington dura 48 ore e un’agenda fitta di impegni. E’ la sua visita ufficiale negli Stati Uniti, la prima di un capo del governo italiano dal 2018 quando l’allora premier Giuseppe Conte fu ricevuto alla Casa Bianca da Donald Trump. I brief ufficiali parlano di visita che punta a “riaffermare la storica amicizia, il forte legame transatlantico e la partnership” tra i due Paesi in un momento storico estremamente delicato per via del conflitto in Ucraina. L’incontro ufficiale alla Casa Bianca sarà oggi nel primo pomeriggio (14 ora locale, le 20 in Italia). L’ultimo incontro tra i due leader era stato a margine del vertice G20 di Roma, lo scorso ottobre. Domani Draghi è atteso in Campidoglio per un incontro bipartisan con la leadership del Congresso e con la speaker Nancy Pelosi. Nel pomeriggio è previsto un incontro con la stampa presso l’ambasciata italiana a Washington.

In serata, sempre mercoledì, l’Atlantic Council conferirà a Draghi il Distinguished Leadership Award 2022, il premio riservato alle personalità che incarnano l’essenza dei pilastri delle relazioni transatlantiche, sarà consegnato dalla segretaria al Tesoro Usa, Janet Yellen. L’ambasciatrice italiana a Washington Mariangela Zappia ha contestualizzato la vista di Draghi “in un momento di forte sintonia” tra l’amministrazione Usa e l’Italia che in questo momento storico rappresenta per gli Stati Uniti non solo l’alleato che è sempre stato ma anche l’anello di congiunzione con l’Unione europea. E’ una fase, ha spiegato, di “grande movimento e ridefinizione delle relazioni internazionali”. L’importanza dell’Ue forse “non è mai stata così chiara per gli Usa e quindi c’è volontà di lavorare di più con l’Unione europea”.

Sul tavolo dell’incontro con Biden finirà, probabilmente, anche il tema spinoso dell’invio di nuove armi all’Ucraina. La Casa Bianca spinge. Il governo non sembra intenzionato ad alzare la potenzialità delle armi inviate. E soprattutto sarà chiarito che non può essere la Nato a decidere la contropartita del cessate il fuoco. Così come non può essere Putin a decidere unilateralmente a che punto fissare l’asticella della “vittoria” e della “sconfitta”. Servirà, invece, una lunga mediazione tra parti uguali di cui l’Europa può e deve farsi garante. Il doppio binario appunto: sostenere la resistenza Ucraina e cercare la pace. Al centro dei colloqui ci sarà poi l’andamento del conflitto sul campo, l’inasprimento delle sanzioni e, soprattutto, il delicatissimo tema energetico. Nella riunione informale del G7 che si è riunita domenica, Draghi ha ribadito l’importanza di uno stretto coordinamento per sostenere l’Ucraina e perseguire la pace promuovendo un immediato cessate il fuoco e negoziati credibili. Sarà lo stesso messaggio che consegnerà a Joe Biden.

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Giornalista originaria di Firenze laureata in letteratura italiana con 110 e lode. Vent'anni a Repubblica, nove a L'Unità.