Proviamo ad accostare quattro avvenimenti in apparenza lontanissimi tra loro: il processo a Salvini, le richieste di condanna ad otto anni di prigione per l’on. Nunzia De Girolamo, il rinvio a giudizio di Piero Fassino e i pestaggi nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Riassumo brevemente le quattro notizie e poi provo a fare qualche riflessione.

PROCESSO A SALVINI. Inizia oggi con l’udienza preliminare davanti al Gup Nunzio Sanpietro. Il Gup, con un’intervista a Repubblica, ha giurato che sarà obiettivo e sereno (ve lo immaginate un giudice che alla vigilia di un processo dichiara che sarà nervoso e fazioso?). Repubblica è uno dei giornali che ha sempre sostenuto la necessità di processare Salvini. Non sono sicuro che sia giusto che un Gup, alla vigilia di un processo, rilasci interviste ai giornali.
Catania, la città dove si svolgerà il processo, è sotto assedio: 500 agenti perché si temono disordini. I sostenitori di Salvini in piazza per difendere il proprio leader. I nemici di Salvini in piazza per chiedere che sia messo al rogo. Centinaia di giornalisti e di telecamere che arrivano da tutto il mondo. Uno spettacolo? Sì, esattamente questo, un indecoroso spettacolo nel quale il nostro paese fa una figura barbina.

L’accusa al leader della Lega è sequestro di persona. La condanna potrebbe arrivare fino a 15 anni. L’ipotesi di reato si riferisce al blocco della nave Gregoretti, nel luglio del 2019, quando il ministro dell’Interno vietò per sei giorni lo sbarco di 131 migranti. Fu una sua scelta politica, in linea con la politica sempre dichiarata dal suo partito, e sicuramente avallata dai suoi elettori e probabilmente anche da gran parte degli elettori del partito alleato, e cioè i 5 Stelle. La scelta di Salvini non fu osteggiata ma sostenuta dal governo, cioè il Conte-1, e dalla maggioranza, cioè Lega e grillini. Non è facile spiegare perché Salvini sia alla sbarra e perché sia alla sbarra da solo. Se un reato davvero ci fosse, allora Di Maio, Conte e tutti gli altri dovrebbero essere imputati con lui. E forse dovrebbero essere imputati anche i magistrati che nei giorni del blocco, sapendo che era in corso un sequestro, non sono intervenuti per interrompere il reato, come era loro dovere… O forse, invece, è facile spiegare: è un processo politico, voluto dal settore oltranzista della magistratura. Cioè dal partito dei Pm che non si arrende mai e vuole fare tabula rasa della politica e della democrazia politica. Spalleggiata dai 5 Stelle. Questo vuol dire condividere la scelta di Salvini? No. Personalmente la considero una scelta sciagurata. Come fu sciagurata la scelta del governo precedente che trattò coi libici e li aiutò a organizzare la flotta e i campi di concentramento. Una sciagurata scelta politica, che è una cosa molto diversa da un reato.

DE GIROLAMO. Ex parlamentare, ex ministra. Si è ritirata dalla politica quando la magistratura l’ha presa di punta sostenendo che aveva fatto pressioni su una Asl di Benevento. Ieri la Procura ha chiesto che sia condannata a otto anni e mezzo di prigione. Più di un terzo degli anni che un tribunale norvegese ha rifilato a un giovane che aveva ucciso un po’ più di ottanta ragazzi socialisti nell’isola di Utoya.

FASSINO. È stato rinviato a giudizio. Ex colonnello di Berlinguer, ex segretario dei Ds, ex ministro, ex sindaco di Torino, carriera politica lunghissima e mai sfiorata da sospetti. Ora di cosa lo accusano? Di aver preso dei soldi per sé? Di avere comprato dei voti? Di avere favorito grandi gruppi industriali? Di avere finanziato il suo partito o la sua campagna elettorale in modo illegittimo? Di avere corrotto qualcuno o di essersi fatto corrompere? No. È accusato di essere stato il sindaco di una giunta che ha gestito il salone del Libro in modo eccellente ma non gradito ad alcuni Pm.

SANTA MARIA CAPUA VETERE (CARCERE). Oggi pubblichiamo (l’audio lo trovate sul sito del Riformista) la registrazione di una telefonata di un detenuto alla sorella. Lui racconta cosa è avvenuto il 6 aprile in quel carcere. L’inferno, la mattanza. Come succedeva nelle carceri dell’America latina durante le dittature degli anni 70. I detenuti picchiati a sangue, indiscriminatamente, fatti spogliare, rasati di barba e capelli per umiliarli, riempiti di lividi, le videochiamate bloccate nei giorni seguenti per impedire che si vedessero le ferite e le contusioni. Poi c’è altro. C’è un detenuto invalido massacrato di botte in carrozzella. E c’è un giovane ricoverato in infermeria e morto dopo un po’ più di un mese. Era stato picchiato anche lui? C’è una relazione tra la sua morte e il pestaggio? Non lo sappiamo, nessuno ci risponde su questo.

Che relazione c’è tra il processo a Salvini e le botte a Santa Maria Capua Vetere? C’è una parola che unisce questi fatti: autoritarismo. Potete metterla come volete, ma le cose stanno esattamente così: l’Italia, tra i paesi europei avanzati, è quello dove la magistratura ha il potere più incontrollato e quello dove le carceri sono più che altrove un luogo di sofferenza, di illegalità e di tortura. Il legame che c’è tra il processo a Salvini e il pestaggio a Santa Maria Capua Vetere è la chiave di volta che ci spiega la condizione nella quale si trova il paese. Potere arrogante, illegale, e insindacabile.
Purtroppo nessuno vuole usare questa chiave di volta.

Quelli che si indignano per i pestaggi in carcere, in grandissima maggioranza applaudono per il processo a Salvini. E Salvini stesso, da parte sua, ha applaudito le guardie che avevano picchiato i prigionieri nel carcere di S.M. Capua Vetere. Così succede che la magistratura e gli agenti della repressione vincono sempre. Trovano sempre un alleato, trovano complicità, finiscono per sottomettere e umiliare la politica con l’aiuto della politica. E guadagnano un pauroso potere di controllo e di punizione su tutti noi. È questa la ragione per la quale la nostra civiltà sta degradando, la nostra democrazia appassendo, lo stato liberale si sta ripiegando su se stesso. È questa la ragione per la quale tornano alla mente i ricordi incubo del Cile, e la paura attualissima del regime turco.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.