Qualche giorno fa, proprio in un articolo su il Riformista prefiguravo la possibilità del Mattarella bis. Evidenziavo come spesso i politici dicono una cosa e poi ne fanno un’altra e mi ponevo il dubbio che alla fine Mattarella, nonostante avesse detto con valide argomentazioni di non volere la riconferma, alla fine avrebbe accettato l’incarico. Al contempo, però, mi sembrava che la nettezza della sua posizione fosse incompatibile con un ripensamento. In questi giorni in cui la classe politica ha dimostrato una totale incapacità di trovare un accordo, il carattere chiuso del Presidente non è stato di aiuto per comprendere le sue vere intenzioni.

Senza brigare per la riconferma avrebbe potuto, quantomeno, far capire che la sua indisponibilità non era assoluta. Forse, si sarebbe risparmiato un po’ di tempo ed evitata qualche figuraccia. A prescindere dalla persona del presidente Mattarella, quello che è successo in questa fase politica dovrebbe far riflettere sulla opportunità di un’elezione diretta del capo dello Stato con delle candidature presentate in modo trasparente e preventivo. Ritornando al cambio di programma di Mattarella, il Presidente aveva argomentato in modo contrario rispetto al bis sostenendo che la Costituzione assegna al mandato presidenziale una durata volutamente lunga (e a cavallo rispetto alle legislature).

In buona sostanza, da un lato, la presidenza non può diventare una monarchia ma, dall’altro, non si possono modificare le regole sulla durata della carica presidenziale per accorciarla o allungarla a piacimento. Tutti si aspettano che Mattarella si dimetta durante il secondo mandato per lasciare il posto a Draghi dopo il 2023. Del resto, il Presidente è stato riconfermato proprio per consentire a Draghi di arrivare al 2023 ed anche per garantirgli la via di uscita quirinalizia. Succederà questo oppure il Presidente Mattarella terrà fermo il principio che il mandato è settennale? In democrazia i principi dovrebbero essere più importanti delle persone.