Sa bene che c’è una polveriera pronta a esplodere e che si chiama carcere. Quel luogo chiuso che ospita 57.000 prigionieri, di cui 10.000 sono di troppo, perché per loro c’è solo posto in piedi. Quel luogo dove pure ogni giorno entrano ed escono per motivi di lavoro 30.000 persone e che l’ex ministro di giustizia Andrea Orlando ha definito “bombe epidemiologiche”. Sa tutto questo Nicola Gratteri, procuratore capo di Catanzaro. Lo sa e se ne preoccupa. Non perché sia compito suo, non essendo lui né il ministro guardasigilli e neanche il titolare della salute, cui spetta il dovere di porre rimedio a tutti i pericoli per la salute dei cittadini quando scoppia un’epidemia, soprattutto se contagiosa come il Covid-19. Non è compito suo, ma lui dà consigli e cerca soluzioni.

Come prima cosa ha pensato a tranquillizzare i detenuti delle carceri milanesi: state sereni, ha loro mandato a dire, che si sta meglio a San Vittore e Opera piuttosto che in piazza Duomo. In seguito ha fatto sapere che lui risolverebbe il problema del sovraffollamento costruendo nuove carceri. Idea non del tutto originale, già suggerita, anche in sede politica, da tutti coloro che non vogliono affrontare il problema, neanche nei momenti, come quelli di questi giorni, in cui nei luoghi ristretti si rischia la vita. In sei mesi ne costruirei quattro, ha buttato lì il procuratore. Non pare aver avuto molto ascolto, anche perché il virus nel frattempo cammina e non aspetta i tempi dei procuratori e neanche dei progettisti di nuove carceri. Così, pensa e ripensa, e non arrendendosi neppure alle timidissime e un po’ imbroglionesche proposte del governo per mandare qualcuno ai domiciliari, ha estratto l’ennesimo coniglio dal cappello.

Si è ricordato che esistono degli istituti di pena con sezioni vuote, e dimenticando che se sono state svuotate esistevano ragioni del tipo necessità di ristrutturare oppure mancanza di personale addetto, ha pensato di farle riaprire. Come se bastasse una bacchetta magica. Ma non è sufficiente, ancora. Ideona: ci sono in Italia circa 1.500 caserme ormai vuote da quando non esiste più il sistema di leva obbligatoria. Buttiamoli lì, i reclusi in eccesso! Quasi come se si trattasse di materiale avariato da mandare al macero.

Possibile che a un magistrato esperto come il dottor Gratteri sfugga il fatto elementare che se il “distanziamento sociale” pare il più efficace strumento per affrontare, in assenza di terapie e di vaccino, il Covid-19 e impedire il contagio, questo non è applicabile in celle con dieci detenuti? Gli dice niente il fatto che in tutto il mondo, ieri persino in Iraq dopo la Turchia, siano mandate a casa, anche provvisoriamente, decine di migliaia di prigionieri? Visto che il procuratore di Catanzaro parla a reti unificate più di Mattarella e tutti, buon ultimo Famiglia Cristiana, gli chiedono interviste, non potrebbe cogliere l’occasione per sviluppare qualche ragionevole pensiero?

L’articolo 123 del decreto Cura Italia, che prevede la possibilità di detenzione domiciliare per gli ultimi diciotto mesi di pena, pare costruito appositamente per non essere applicato, visto che ne ha condizionato l’esecuzione ai braccialetti elettronici. E i 4.700 ordinati fuori tempo massimo a Fastweb dal neo commissario straordinario all’emergenza Domenico Arcuri, saranno disponibili solo alla fine di maggio. E nel frattempo? Se uno di questi giorni si accendesse all’improvviso il famoso fiammifero nel pagliaio?

Neanche l’accorata preghiera di papa Francesco durante la via crucis è stata ascoltata. Il più sordo, insieme al procuratore Gratteri, rimane tuttora il ministro Bonafede, che ha risposto in modo quasi clandestino alla richiesta della Commissione europea dei diritti dell’uomo che chiedeva all’Italia come intendesse provvedere a evitare il contagio nelle carceri. Non è dato sapere che cosa ha scritto. Ma occorre ricordargli sempre la raccomandazione principale dell’Organizzazione mondiale della sanità: prima di tutto garantire il “distanziamento sociale”. Come intende garantirlo il Guardasigilli nelle nostre carceri? Aspetta proprio che la polveriera esploda, o chiede consiglio al dottor Gratteri?

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Politica e giornalista italiana è stata deputato della Repubblica Italiana nella XI, XII e XIII legislatura.