«Alla fine stanno riuscendo anche a logorare una persona perbene come Mario Draghi. E poi si chiedono pure perché la gente non crede più nei partiti». Della sinistra è una voce libera, pungente, critica quando è necessario, sempre stimolante. È la voce di Luciano Canfora, filologo, storico, saggista, professore emerito dell’Università di Bari, membro del Consiglio scientifico dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana e direttore della rivista Quaderni di Storia (Dedalo Edizioni). Con lui parliamo della “partita del Quirinale” iniziata ieri. A suon di schede bianche.

Professor Canfora quella di ieri è stata una votazione interlocutoria nell’elezione del nuovo Capo dello Stato. Una giornata di schede bianche mentre si tratta ad oltranza. Lei come la vede?
Un paio di mesi fa, e non è che la voglia prendere da lontano, fu chiesto dai giornalisti a Enrico Letta quali prospettive ci fossero per il Quirinale. E lui rispose «è troppo presto per parlarne Se ne parlerà dopo l’Epifania». Si era allora agli inizi di dicembre. Forse non ricordava che il 3-4 gennaio il presidente della Camera dei Deputati era tenuto a convocare, cosa che poi ha fatto, in seduta congiunta le due Camere. Nessuno si aspettava che le convocasse con un ritardo di venti giorni. Fico il 4 li convoca per il 24. Sto evocando questo, perché il modus operandi è stato quello di rinviare, rinviare…. Letta che diceva c’è tempo, Fico che li riconvoca tra venti giorni. Sembrava un problema che si risolveva alla fine, prima di aprire i battenti di Montecitorio…

Invece?
Invece ora siamo nella situazione comica che si tratta tra due forze apparentemente molto lontane, Pd e Lega, mentre le votazioni sono già in atto. Se Letta si fosse ricordato ai primi di dicembre che il problema era serio e andava affrontato seriamente e a tempo, ora non ci troveremmo in questa situazione tragicomica. Questo per il metodo che è stato seguito, e cioè fingere che il problema non esiste, che è troppo presto per parlarne, e ora con l’acqua alla gola si va a finire con la scheda bianca che è quasi un caso limite nella storia parlamentare. Se poi ci saranno sorprese, non è dato al momento di sapere. Quello che stupisce è che in questo tirare in lungo spasmodico hanno logorato un po’ tutti i candidati che via via venivano evocati. Li hanno logorati perché inevitabilmente i quotidiani ogni giorno mettevano otto-nove fotografie o caricature di questi papabili, dicendo quante percentuali ognuno di loro avevano di salire sul Colle. Li hanno triturati tutti. Compreso Draghi.

Pure lui?
Direi proprio di sì. Lui è stato logorato in maniera impressionante. E anche qui va riavvolto il nastro e fatto un passo indietro nel tempo. Alla prima decade di gennaio, quando Draghi disse: che chi verrà dopo di me, intendo alla guida del Governo…Faceva capire che si sentiva tranquillo nell’andare al Quirinale. Siccome non stiamo parlando di un fanciullo ma di un uomo adulto, competente, esperto, vuol dire che anch’egli è stato giocato e logorato in modo debbo dire abbastanza inquietante e molesto. La gente dimentica tutto, anche i giornali hanno memoria corta. Eppure su quella sortita s’insistette. Furono fatte intere trasmissioni televisive, in cui si ripeteva allora lui va al Quirinale, allora è cosa fatta. Ora non ce ne ricordiamo più, ma se Draghi ha fatto quel passo vuol dire che gli era stato assicurato che le cose sarebbero andate così. Lo stesso Berlusconi prima di cominciare a fare i capricci perché fosse lui il Presidente della Repubblica realizzando così un sogno che aveva fin da bambino…

Il fanciullo che è in noi…
Non la butti sul poetico. Abbiamo saputo dalla prima pagina del Corriere della Sera che c’era un suo tema alle elementari in cui che descriveva un sogno che aveva avuto di diventare Capo dello Stato. Questi elementi d’infantilismo completano il quadro. Ma prima che lui si mettesse a fare i capricci, anche Berlusconi diceva di Draghi che era un ottimo candidato, accidenti che bravo… Ora la situazione appare molto pregiudicata. Non dico definitivamente, perché tutto può ancora accadere, però è altamente improbabile che Draghi venga ripescato per fare il Presidente della Repubblica. Berlusconi, per quel che vale, ha già detto la sua che non vuole che ci vada. Salvini ha detto a ruota che deve rimanere a Palazzo Chigi. Meloni accetta Draghi soltanto se il giorno dopo si va a votare. Lo vedo male. A meno che…

A meno che, professor Canfora?
Può anche accadere che dall’esterno… Per dire, autorevoli figure dell’apparato di vertice europeo o addirittura dagli Stati Uniti d’America magari attraverso una struttura molto potente tipo Bilderberg che, retroscenicamente non certo alla luce del sole, facciano giungere a chi di dovere, e cioè ai capi dei partiti, non importa di che colore tanto il colore si è appassito, che l’Uomo del Quirinale è Draghi. Punto. Può accadere anche questo, anche se la vedo difficile.

Intanto si continuano ad usare e abusare parole come “super partes”, o “alto profilo”, o, come ha fatto Renzi dal Lucia Annunziata a Mezzora in +, evocare un candidato che abbia “un profilo filoatlantico e filoeuropeo”. Che cosa c’è dietro a tutta questa pletora di definizioni?
“Super partes” vuol dire che qualcuno ci tiene a far sapere che qualche parola latina se la ricorda ancora, non più di questo. L’alto profilo non sa di niente come definizione. A parte che è una definizione iper soggettiva, che dice tutto e niente. Quanto a Renzi, lui cerca sempre di far capire che quel che accade è dovuto a lui. E quindi si butta in avanti, la famosa “mosca cocchiera” come si diceva una volta, che sta nella criniera del cavallo e dice che sta guidando la carrozza. Lui ha questa vocazione della “mosca cocchiera” da quando è andato via dal Partito alla cui rovina ha così validamente contribuito.

Vorrei tornare su Draghi. Alla fine quello che doveva essere l’Uomo della Provvidenza finisce come Giulio Cesare nelle Idi di Marzo?
Non esageriamo. Su Draghi mi ero dimenticato di aggiungere, un nome, a riprova di come quest’uomo sia stato logorato nel perditempo infinito di questi mesi che non passavano mai…

Fuori il nome…
Giorgetti. Il quale disse lui, cioè Draghi, va al Quirinale, ed è bene che ci vada, e da lì può pilotare anche il Governo. Ora Giorgetti non è un passante qualunque. Oltre ad essere un ministro della Repubblica e pure una figura apicale, come si usa dire, della Lega. Qualcosa è accaduto. Non è comprensibile che qualche settimana fa Giorgetti dicesse questo e oggi Salvini proclama che Draghi deve rimanere dov’è. Cosa è successo? Né io né lei lo sappiamo, ma qualcosa è accaduto. Quanto poi al futuro di quest’uomo che ha molte capacità, non stiamo parlando, è bene tenerlo a mente, di una personcina di poco valore, lui ha una uscita di sicurezza che è subentrare alla von der Leyen alla guida della Commissione europea. Altro che Idi di Marzo, non se ne parla proprio.

In tutto questo che figura ci sta facendo la sinistra?
Un po’ ironicamente mi verrebbe da dire che ove esistesse starebbe facendo una figura. Vuole che spari sulla Croce rossa? Non è nel mio stile.

Avatar photo

Esperto di Medio Oriente e Islam segue da un quarto di secolo la politica estera italiana e in particolare tutte le vicende riguardanti il Medio Oriente.